Quest'anno, in barba alle previsioni Maya, abbiamo ballato sulla testa di tutti: sotto la SkyTower alla mezzanotte siamo stati i primi al mondo a salutare il 2012 con 10 minuti di orologio di fuochi d'artificio.
Siamo scesi al Viaduct Harbor, zona portuale piena di locali, dove i baristi del ristorante dove lavora la mia coinquilina ci hanno offerto da bere tutta la sera.
Ci siamo trascinati su per Queen street poco prima dell'alba, fermandoci a mangiare un chicken burger da Wendy, cara Wendy, perché chiudendo gli occhi il mondo girava troppo in fretta e dovevamo far zavorra con quel panino.
2012 anno kiwi, per noi immigrati di Queen street, anche se ancora ognuno di noi si sta affannando e dimenando per capire cosa questo significhi. Tra chi si butta a testa bassa in un lavoro, o magari anche due, chi fantastica su nuove prospettive di carriera e si immerge in studi faidate, chi corre su e giù per la città a scoprire cose perché concentrarsi solo sul trovare lavoro abbatte lo spirito e chi, tra alti e bassi, male non si trova ma aveva aspettative troppo alte e deve affrontare la realtà.
Uno dopo l'altro sperimentiamo i quattro stadi del vivere all'estero, senza aspettarsi l'un l'altro, sparpagliati tra la Honeymoon, Rage, Understanding ma ancor nessuno ovviamente raggiunge l'Acclimation.
Come pesci in una vasca, qui, proprio in riva al mare dove stanno anche tutti gli altri. Tra inquilini italiani e spagnoli, colleghi scozzesi, croati, tedeschi, sudafricani, francesi e cinesi, vicini asiatici e sudamericani e nordafricani a me è caduta in mano una chiave.
Una chiave che mi suggerisce che sì, l'Acclimation è fondamentale per poter entrare nei meccanismi di vita pratica e quotidiana dei neozelandesi, forse però è possibile limitare le vette dell'Honeymoon e soprattutto alleggerire i pesi della Rage stage se ci si mette l'anima in pace e ci si adatta ad essere un semplice cittadino del mondo.
E sì, so perfettamente che detta così pare una cagata alla woodstockfioreneicapellipaceeamore. Sembra però che funzioni.
C'è da rimanere curiosi sulle differenze del Mondo, altrimenti tutto il mondo è Brianza (facciamoci un pensiasino - no), c'è da sapere sempre da dove si viene e di cosa essere orgogliosi delle proprie origini, che sia una pizza o la propria famiglia o l'ARCI Pintupi o la storia o la cultura o il sole il mare il cuore l'amore.
Forse perché sono andata via sentendomi comunque, nel mio piccolo, italiana (ma più europea, che italiana) e se sono fuggita è perché adesso l'Europa è oggettivamente invivibile. Sono anche andata via senza risposte definitive, solo con tante idee e con tanta voglia di riscatto e di soddisfazioni, con la curiosità di vedere cosa c'è e con la leggerezza della certezza di non aver *abbandonato* niente a casa. Perlomeno niente che fosse importante.
In definitiva balliamo, in testa al mondo ed in testa al passato, calciando via a colpi di tacco le cose brutte e le fatiche inutili, lasciando in pista le cose che contano.
Siamo alla fine del mondo, la fine dove tutto inizia prima, anche il giorno.
Balliamo e vediamo su che piste andiamo a finire.
04 gennaio 2012
How to be a kiwi
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13 dicembre 2011
Reds, Whites and Bubbles
Questa è la mia terza settimana di lavoro, mi sembrava doveroso fare un po' il punto della situazione.
Anzitutto il negozio: lavoro per una grande azienda di conduzione familiare che si chiama Glengarry (nel link c'è un'immagine dello store di Victoria Park, che è quello dove lavoro io).
Sono i maggiori rivenditori di fine wines and spirits.
Mi sono piaciuti subito.
Qui in New Zealand non è generalmente facile trovare un posto che ti vende alcolici, con le alcohol laws e licenses sono rigidissimi - modello anglosassone - ed in generale i tipi di posti che puoi trovare sono:
- Supermarket, dove trovi prevalentemente vini dall'Australia, South Africa (che sono i più economici qui) e qualche Neozelandese;
- Liquor Stores, dove trovi prevalentemente superalcolici e qualche vino, sempre da posti diversi e sempre di qualità dubbia.
Apparentemente, se vuoi un buon vino qui upside down non lo paghi meno si 15$ e deve essere scontato, altrimenti per 15$ full retail price è difficile che sia buono.
Il bello di Glengarry è che è quasi completamente kiwi.
Hanno vini che vengono dalla New Zealand, Australia, France, Spain, Italy. Il 90% dello stock è kiwi, il restante 10% è overseas. Sanno esattamente quali sono i vini kiwi che val la pena bere e puntano tutto su quello. Questo è quello che mi è piaciuto di loro.
Siamo in New Zealand, beviamo vini locali.
Certo, guardavo l'altro giorno su Wikipedia la lista dei vini italiani D.O.C. e pensavo che i ragazzi ne hanno di strada da fare. Il bello è che lo sanno anche loro e non presumono di più, come direbbe qualcuno di mia conoscenza, semplicemente cercano di migliorare quello che hanno.
L'unica cosa che sembrano prendere in prestito come se non ci fosse un domani è lo Champagne. Ne tengono almeno dieci tipi diversi e sono tutti francesi. Ovviamente tengono anche Franciacorta e Prosecco, non siamo certo da meno.
Anyway.
Mi piace lavorare per loro. Prendono il vino molto seriamente, non è solamente un posto che ha ottenuto la licenza. Ci tengono che ogni dipendente sappia cosa sta vendendo e sappia orientarsi tra le centinaia di etichette che hanno disseminate in scaffali e frigoriferi.
Ho due quaderni, uno solamente per il vino ed uno per i superalcolici. Ad esempio hanno una selezione di whiskey che farebbe invidia anche ad uno store di Edinburgh, Sherry e Cognac e Brandy e Porto, Gin, Rhum, Vodka e così via. Oggi nel basement ho visto una bottiglia di Single Malt con confezione in pelle nera che costava 1300$. L'ho guardata per cinque minuti di orologio e poi sono tornata di sopra.
Ho comprato su Amazon la guida ai vini neozelandesi, che ovviamente conta meno di un centinaio di pagine ma è molto utile per orientarsi sui vitigni, le regioni, i tipi, i metodi eccetera. Ho anche in borsa il "Little Book of fine Whiskies".
E la cosa bella è che la gente ti chiede, è ignorante (al telefono non più di 48 ore fa mi è stato chiesto il prezzo dei calici per il Chianti, dopodiché se il Chianti era un vino bianco - colpa dell'immagine) ma vuol sapere, ti ascolta, non prende vino a caso e non si fida ciecamente di qualsiasi cosa tu gli indichi. E mi piace.
Non so ancora cosa succeder ma se abbattiamo gli ostacoli del WHV probabilmente a Febbraio avrò chance di partecipare alla Wine Academy, spesata da Glengarry.
O anche iscriversi all'Università alla facoltà di Vini e continuare a lavorare part time. Chi lo sa cosa succederà tra tre mesi.
E soprattutto, mi vedo costretta a fare un bilancio del mese di dicembre: a poco più di dieci giorni a Natale, alla terza settimana di lavoro, conto due sclerate da parte della clientela (una a cui assistito ed una riferita). Se penso alla mia esperienza precedente mi viene da ridere, probabilmente si aggirava a due sclerate ogni poche ore.
Sono nel negozio più busy di Glengarry ed in generale uno dei più indaffarati di tutta Auckland e ancora, se penso alla mia esperienza precedente mi viene da ridere.
E no, non sto pensando che è tutto oro quello che luccica, ho le mie difficoltà e anche qui cercano di fotterti le vendite (capitato poco, nessuno era kiwi) e si arrabbiano quando non capisci il loro spelling e al telefono la metà delle volte devo chiedere almeno tre volte di ripetere quello che dicono.
Non ho ancora ricevuto la mia formazione e mi dimentico spesso di chiedere il documento di identità (sì, qui è obbligatorio chiederlo se pensi che abbiano meno di 25 anni e assolutamente non puoi vendergli niente con anche solo l'1% di alcool in quel caso, fastidioso).
Per non parlare delle marche ed etichette, ognuno col suo accento del tutto casuale e differente dal proper english. Magari è qualcosa che conosco e non riesco a capire di cosa stiano parlando ugualmente.
In ogni caso, i contro mi sembrano ancora bruscolini rispetto a tutti i pro.
Vedremo come si evolverà, non mi dispiacerebbe rimanere qui.
Anzitutto il negozio: lavoro per una grande azienda di conduzione familiare che si chiama Glengarry (nel link c'è un'immagine dello store di Victoria Park, che è quello dove lavoro io).
Sono i maggiori rivenditori di fine wines and spirits.
Mi sono piaciuti subito.
Qui in New Zealand non è generalmente facile trovare un posto che ti vende alcolici, con le alcohol laws e licenses sono rigidissimi - modello anglosassone - ed in generale i tipi di posti che puoi trovare sono:
- Supermarket, dove trovi prevalentemente vini dall'Australia, South Africa (che sono i più economici qui) e qualche Neozelandese;
- Liquor Stores, dove trovi prevalentemente superalcolici e qualche vino, sempre da posti diversi e sempre di qualità dubbia.
Apparentemente, se vuoi un buon vino qui upside down non lo paghi meno si 15$ e deve essere scontato, altrimenti per 15$ full retail price è difficile che sia buono.
Il bello di Glengarry è che è quasi completamente kiwi.
Hanno vini che vengono dalla New Zealand, Australia, France, Spain, Italy. Il 90% dello stock è kiwi, il restante 10% è overseas. Sanno esattamente quali sono i vini kiwi che val la pena bere e puntano tutto su quello. Questo è quello che mi è piaciuto di loro.
Siamo in New Zealand, beviamo vini locali.
Certo, guardavo l'altro giorno su Wikipedia la lista dei vini italiani D.O.C. e pensavo che i ragazzi ne hanno di strada da fare. Il bello è che lo sanno anche loro e non presumono di più, come direbbe qualcuno di mia conoscenza, semplicemente cercano di migliorare quello che hanno.
L'unica cosa che sembrano prendere in prestito come se non ci fosse un domani è lo Champagne. Ne tengono almeno dieci tipi diversi e sono tutti francesi. Ovviamente tengono anche Franciacorta e Prosecco, non siamo certo da meno.
Anyway.
Mi piace lavorare per loro. Prendono il vino molto seriamente, non è solamente un posto che ha ottenuto la licenza. Ci tengono che ogni dipendente sappia cosa sta vendendo e sappia orientarsi tra le centinaia di etichette che hanno disseminate in scaffali e frigoriferi.
Ho due quaderni, uno solamente per il vino ed uno per i superalcolici. Ad esempio hanno una selezione di whiskey che farebbe invidia anche ad uno store di Edinburgh, Sherry e Cognac e Brandy e Porto, Gin, Rhum, Vodka e così via. Oggi nel basement ho visto una bottiglia di Single Malt con confezione in pelle nera che costava 1300$. L'ho guardata per cinque minuti di orologio e poi sono tornata di sopra.
Ho comprato su Amazon la guida ai vini neozelandesi, che ovviamente conta meno di un centinaio di pagine ma è molto utile per orientarsi sui vitigni, le regioni, i tipi, i metodi eccetera. Ho anche in borsa il "Little Book of fine Whiskies".
E la cosa bella è che la gente ti chiede, è ignorante (al telefono non più di 48 ore fa mi è stato chiesto il prezzo dei calici per il Chianti, dopodiché se il Chianti era un vino bianco - colpa dell'immagine) ma vuol sapere, ti ascolta, non prende vino a caso e non si fida ciecamente di qualsiasi cosa tu gli indichi. E mi piace.
Non so ancora cosa succeder ma se abbattiamo gli ostacoli del WHV probabilmente a Febbraio avrò chance di partecipare alla Wine Academy, spesata da Glengarry.
O anche iscriversi all'Università alla facoltà di Vini e continuare a lavorare part time. Chi lo sa cosa succederà tra tre mesi.
E soprattutto, mi vedo costretta a fare un bilancio del mese di dicembre: a poco più di dieci giorni a Natale, alla terza settimana di lavoro, conto due sclerate da parte della clientela (una a cui assistito ed una riferita). Se penso alla mia esperienza precedente mi viene da ridere, probabilmente si aggirava a due sclerate ogni poche ore.
Sono nel negozio più busy di Glengarry ed in generale uno dei più indaffarati di tutta Auckland e ancora, se penso alla mia esperienza precedente mi viene da ridere.
E no, non sto pensando che è tutto oro quello che luccica, ho le mie difficoltà e anche qui cercano di fotterti le vendite (capitato poco, nessuno era kiwi) e si arrabbiano quando non capisci il loro spelling e al telefono la metà delle volte devo chiedere almeno tre volte di ripetere quello che dicono.
Non ho ancora ricevuto la mia formazione e mi dimentico spesso di chiedere il documento di identità (sì, qui è obbligatorio chiederlo se pensi che abbiano meno di 25 anni e assolutamente non puoi vendergli niente con anche solo l'1% di alcool in quel caso, fastidioso).
Per non parlare delle marche ed etichette, ognuno col suo accento del tutto casuale e differente dal proper english. Magari è qualcosa che conosco e non riesco a capire di cosa stiano parlando ugualmente.
In ogni caso, i contro mi sembrano ancora bruscolini rispetto a tutti i pro.
Vedremo come si evolverà, non mi dispiacerebbe rimanere qui.
25 novembre 2011
Non troppo breve appello agli italiani
Lo so che ho scritto poco da quando sono arrivata qui in Kiwiland e che in teoria le novità sono assai.
Lo ben so e nonostante io sappia di sapere ignorerò la sezione "aggiornamenti" (anche perché chi avevo urgenza che fosse messo in pari con gli eventi è stato raggiunto da una email, sicché).
Stanotte scrivo perché voglio fare un appello a tutti gli italiani e lo voglio fare col cuore in mano - e una bestemmia in tasca.
Amici, fratelli, compatrioti, italiani. Voi, che come me avete scelto di fare il grande passo e sciacquarvi dalle balle per uscire dall'Europa. Vi prego, ascoltatemi.
Non che quelli che restano in Europa siano i più stronsi di tutti e quindi non meritino di rientrare nell'appello a reti umidificate, ma sento di escluderli con loro sollievo dalla categoria perché:
a - RyanAir è manna dal cielo sempre e comunque, in caso di necessità;
b - restando in territorio UE molte burocrazie non s'hanno da fare.
Ciancio alle bande, Sancho alle panze.
GIARGIANS OF ITALY!
Vi prego, vi supplico, vi raccomando, vi scongiuro.
Prima di abbandonare l'ovile, per quanto marcio e morente sia, assicuratevi QUINDICILIONI di volte di non aver lasciato niente in sospeso.
State attenti ai contratti di affitto, alle dimissioni al lavoro, alle volture dei contratti per energia elettrica / luce / gas, ai telefoni fissi e mobili, alla tivù satellitare se ne avete una, all'assicurazione auto, all'abbonamento a Cucinare Meglio. Se siete abbastanza in confidenza con qualcuno che lavora nella vostra filiale di banca fate assieme a loro un check di tutti gli addebiti in giro e in ballo ed eliminate per precauzione tutti quelli da cui non dovete ancora ricevere le ultime bollette, controllate spese e tassi della zona in cui andrete, fatevi già dare la documentazione COMPLETA per eventualmente chiudere il conto in futuro, se potete mettete come delegato qualche vostro familiare sul vostro conto. Affrettatevi se dovete rottamare un motorino (e ricordatevi di toglierci la targa, piuttosto regalatela al nonno per Natale dicendogli di conservarla come fosse un vostro pezzo di cuore) o qualche elettrodomestico.
Pensate a tutto quello che lasciate invenduto / in custodia / in standby e se potete spendete due spiccioli per cambiare intestazione a tutte le vostre proprietà che lasciate in Patria Italica. Intestate a qualche familiare, di solito è la cara e buona e vecchia mamma italiana che si accolla sulle proprie spalle le rogne di tutte le generazioni a venire, fino al terzo ramo dell'albero genealogico.
Perderete tempo, perdiana se ne perderete, ma fatelo finché ancora siete in Italia.
Oggi io ho dovuto passare una giornata allucinante e spendere un terzo di stipendio per andare da Auckland a Wellington a far mettere un TIMBRO e una FIRMA su un foglio di Procura che ho dovuto scrivere di mio pugno perché l'Ambasciata non l'avrebbe fatto per me. 650km e un giorno buttato al vento perché ad Auckland c'è solo il Consolato e non ho avuto il coraggio di chiedere allora a che cacchio serve se per un timbro devo comunque andare in Ambasciata.
Parentesi: se andate a Wellington, che sia estate o inverno, portatevi qualcosa per proteggervi dal vento che tira raffiche che vi spostano di parecchi metri. E attenti alle vecchine, se pesano poco il vento le fa volare in giro e vi potreste trovare ad afferrarne una al volo.
E se ormai avete levato l'ancora e leggendo vi siete resi conto che effettivamente c'è qualcosa che vi siete scordati di sistemare e adesso la dovete risolvere dall'estero: spero abitiate nella Capitale del Paese in cui siete, o perlomeno siate a distanza ragionevole dall'Ambasciata Italiana.
E telefonate sempre, se andate senza appuntamento vi rimbalzano.
E insistete a chiedere che vi facciano le cose, a quanto pare gli costa parecchia fatica (tanto per fare un esempio, è stata la prima e spero ultima volta nella mia vita in cui, ad una richiesta di duplice copia - tradotto una FOTOCOPIA con un TIMBRO che diceva COPIA CONFORME - mi hanno fatto 10 minuti di sceneggiata perché era "impegnativo" e l'ho dovuta anche pagare 19 NZD).
E dopo la mia giornata di oggi, più che mai mi sento di augurare a tutti quelli che vogliono affrontare l'espatrio:
Lo ben so e nonostante io sappia di sapere ignorerò la sezione "aggiornamenti" (anche perché chi avevo urgenza che fosse messo in pari con gli eventi è stato raggiunto da una email, sicché).
Stanotte scrivo perché voglio fare un appello a tutti gli italiani e lo voglio fare col cuore in mano - e una bestemmia in tasca.
Amici, fratelli, compatrioti, italiani. Voi, che come me avete scelto di fare il grande passo e sciacquarvi dalle balle per uscire dall'Europa. Vi prego, ascoltatemi.
Non che quelli che restano in Europa siano i più stronsi di tutti e quindi non meritino di rientrare nell'appello a reti umidificate, ma sento di escluderli con loro sollievo dalla categoria perché:
a - RyanAir è manna dal cielo sempre e comunque, in caso di necessità;
b - restando in territorio UE molte burocrazie non s'hanno da fare.
Ciancio alle bande, Sancho alle panze.
GIARGIANS OF ITALY!
Vi prego, vi supplico, vi raccomando, vi scongiuro.
Prima di abbandonare l'ovile, per quanto marcio e morente sia, assicuratevi QUINDICILIONI di volte di non aver lasciato niente in sospeso.
State attenti ai contratti di affitto, alle dimissioni al lavoro, alle volture dei contratti per energia elettrica / luce / gas, ai telefoni fissi e mobili, alla tivù satellitare se ne avete una, all'assicurazione auto, all'abbonamento a Cucinare Meglio. Se siete abbastanza in confidenza con qualcuno che lavora nella vostra filiale di banca fate assieme a loro un check di tutti gli addebiti in giro e in ballo ed eliminate per precauzione tutti quelli da cui non dovete ancora ricevere le ultime bollette, controllate spese e tassi della zona in cui andrete, fatevi già dare la documentazione COMPLETA per eventualmente chiudere il conto in futuro, se potete mettete come delegato qualche vostro familiare sul vostro conto. Affrettatevi se dovete rottamare un motorino (e ricordatevi di toglierci la targa, piuttosto regalatela al nonno per Natale dicendogli di conservarla come fosse un vostro pezzo di cuore) o qualche elettrodomestico.
Pensate a tutto quello che lasciate invenduto / in custodia / in standby e se potete spendete due spiccioli per cambiare intestazione a tutte le vostre proprietà che lasciate in Patria Italica. Intestate a qualche familiare, di solito è la cara e buona e vecchia mamma italiana che si accolla sulle proprie spalle le rogne di tutte le generazioni a venire, fino al terzo ramo dell'albero genealogico.
Perderete tempo, perdiana se ne perderete, ma fatelo finché ancora siete in Italia.
Oggi io ho dovuto passare una giornata allucinante e spendere un terzo di stipendio per andare da Auckland a Wellington a far mettere un TIMBRO e una FIRMA su un foglio di Procura che ho dovuto scrivere di mio pugno perché l'Ambasciata non l'avrebbe fatto per me. 650km e un giorno buttato al vento perché ad Auckland c'è solo il Consolato e non ho avuto il coraggio di chiedere allora a che cacchio serve se per un timbro devo comunque andare in Ambasciata.
Parentesi: se andate a Wellington, che sia estate o inverno, portatevi qualcosa per proteggervi dal vento che tira raffiche che vi spostano di parecchi metri. E attenti alle vecchine, se pesano poco il vento le fa volare in giro e vi potreste trovare ad afferrarne una al volo.
E se ormai avete levato l'ancora e leggendo vi siete resi conto che effettivamente c'è qualcosa che vi siete scordati di sistemare e adesso la dovete risolvere dall'estero: spero abitiate nella Capitale del Paese in cui siete, o perlomeno siate a distanza ragionevole dall'Ambasciata Italiana.
E telefonate sempre, se andate senza appuntamento vi rimbalzano.
E insistete a chiedere che vi facciano le cose, a quanto pare gli costa parecchia fatica (tanto per fare un esempio, è stata la prima e spero ultima volta nella mia vita in cui, ad una richiesta di duplice copia - tradotto una FOTOCOPIA con un TIMBRO che diceva COPIA CONFORME - mi hanno fatto 10 minuti di sceneggiata perché era "impegnativo" e l'ho dovuta anche pagare 19 NZD).
E dopo la mia giornata di oggi, più che mai mi sento di augurare a tutti quelli che vogliono affrontare l'espatrio:
CHE LO SFORZO SIA CON VOI
Possibilmente in Italia
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10 novembre 2011
Instant Polaroid
Qui è giovedì 10 novembre ed è passato da poco mezzogiorno.
Il sole splende o almeno per ora così pare. In realtà qui il tempo è come in Irlanda o in Gran Bretagna ma all'ennesima potenza: ti alzi al mattino che piove come se non ci fosse un domani, poi s'alza un vento che spinge in poppa anche le barche in secco e un'ora dopo c'è un sole che in otto minuti netti hai preso un'ustione di secondo grado in viso.
Da ricordare: qui siamo proprio sotto il buco dell'ozono, non è un modo di dire che ci vogliono otto minuti per ustionarsi. Se vai in farmacia i cosmetici hanno tutti, di base, una solar proof di almeno 15.
Primi step nel mondo del lavoro, anche se voglio fare le cose con calma.
Essendo diventata ormai membro del grande Giargians United, credo che la cosa migliore da fare sia creare una serie diversificata di CV + Cover Letter a seconda del campo in cui voglio fare apply. Inutile dire che è un lavoro lungo e tedioso.
In Italia il CV è relativamente semplice: un elenco puntato delle tue conoscenze ed esperienze con qualche parola, molto breve di spiegazione.
Qui vogliono la lava e la fava di tutto, anche di quello che fai la domenica mattina quando t'alzi e sai che non devi lavorare. Ti entrano nel cervello, vogliono spiegazioni dettagliatissime su tutto, vogliono che ti vendi, che ti pubblicizzi.
Bisogna abituarcisi.
Spero entro il week end di rilassarmi un po' (fosse per me mi sarei rilassata già da lunedì, al nostro arrivo, ma diversamente da me l'Uomo ha il timore ancestrale di diventare la spazzatura dell'Universo se non trova subito un lavoro quindi "non c'è tempo per fare i turisti"). Mi imporrò almeno nel settimo giorno e vedrò di fare qualche foto. Meteo permettendo.
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new zealand,
worker's song,
wyrd
05 novembre 2011
The Gunpowder Plot
Remember, remember
The fifth of November,
Gunpowder Treason and Plot,
I see no reason
Why gunpowder treason
Should ever be forgot
Altro appunto per il 5 di novembre: io parto, ciao.
Bye for now.
The fifth of November,
Gunpowder Treason and Plot,
I see no reason
Why gunpowder treason
Should ever be forgot
Altro appunto per il 5 di novembre: io parto, ciao.
Bye for now.
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