13 dicembre 2011

Reds, Whites and Bubbles

Questa è la mia terza settimana di lavoro, mi sembrava doveroso fare un po' il punto della situazione.
Anzitutto il negozio: lavoro per una grande azienda di conduzione familiare che si chiama Glengarry (nel link c'è un'immagine dello store di Victoria Park, che è quello dove lavoro io).
Sono i maggiori rivenditori di fine wines and spirits.
Mi sono piaciuti subito.
Qui in New Zealand non è generalmente facile trovare un posto che ti vende alcolici, con le alcohol laws e licenses sono rigidissimi - modello anglosassone - ed in generale i tipi di posti che puoi trovare sono:
- Supermarket, dove trovi prevalentemente vini dall'Australia, South Africa (che sono i più economici qui) e qualche Neozelandese;
- Liquor Stores, dove trovi prevalentemente superalcolici e qualche vino, sempre da posti diversi e sempre di qualità dubbia.
Apparentemente, se vuoi un buon vino qui upside down non lo paghi meno si 15$ e deve essere scontato, altrimenti per 15$ full retail price è difficile che sia buono.

Il bello di Glengarry è che è quasi completamente kiwi.
Hanno vini che vengono dalla New Zealand, Australia, France, Spain, Italy. Il 90% dello stock è kiwi, il restante 10% è overseas. Sanno esattamente quali sono i vini kiwi che val la pena bere e puntano tutto su quello. Questo è quello che mi è piaciuto di loro.
Siamo in New Zealand, beviamo vini locali.
Certo, guardavo l'altro giorno su Wikipedia la lista dei vini italiani D.O.C. e pensavo che i ragazzi ne hanno di strada da fare. Il bello è che lo sanno anche loro e non presumono di più, come direbbe qualcuno di mia conoscenza, semplicemente cercano di migliorare quello che hanno.
L'unica cosa che sembrano prendere in prestito come se non ci fosse un domani è lo Champagne. Ne tengono almeno dieci tipi diversi e sono tutti francesi. Ovviamente tengono anche Franciacorta e Prosecco, non siamo certo da meno.

Anyway.
Mi piace lavorare per loro. Prendono il vino molto seriamente, non è solamente un posto che ha ottenuto la licenza. Ci tengono che ogni dipendente sappia cosa sta vendendo e sappia orientarsi tra le centinaia di etichette che hanno disseminate in scaffali e frigoriferi.
Ho due quaderni, uno solamente per il vino ed uno per i superalcolici. Ad esempio hanno una selezione di whiskey che farebbe invidia anche ad uno store di Edinburgh, Sherry e Cognac e Brandy e Porto, Gin, Rhum, Vodka e così via. Oggi nel basement ho visto una bottiglia di Single Malt con confezione in pelle nera che costava 1300$. L'ho guardata per cinque minuti di orologio e poi sono tornata di sopra.
Ho comprato su Amazon la guida ai vini neozelandesi, che ovviamente conta meno di un centinaio di pagine ma è molto utile per orientarsi sui vitigni, le regioni, i tipi, i metodi eccetera. Ho anche in borsa il "Little Book of fine Whiskies".
E la cosa bella è che la gente ti chiede, è ignorante (al telefono non più di 48 ore fa mi è stato chiesto il prezzo dei calici per il Chianti, dopodiché se il Chianti era un vino bianco - colpa dell'immagine) ma vuol sapere, ti ascolta, non prende vino a caso e non si fida ciecamente di qualsiasi cosa tu gli indichi. E mi piace.
Non so ancora cosa succeder ma se abbattiamo gli ostacoli del WHV probabilmente a Febbraio avrò chance di partecipare alla Wine Academy, spesata da Glengarry.
O anche iscriversi all'Università alla facoltà di Vini e continuare a lavorare part time. Chi lo sa cosa succederà tra tre mesi.

E soprattutto, mi vedo costretta a fare un bilancio del mese di dicembre: a poco più di dieci giorni a Natale, alla terza settimana di lavoro, conto due sclerate da parte della clientela (una a cui assistito ed una riferita). Se penso alla mia esperienza precedente mi viene da ridere, probabilmente si aggirava a due sclerate ogni poche ore.
Sono nel negozio più busy di Glengarry ed in generale uno dei più indaffarati di tutta Auckland e ancora, se penso alla mia esperienza precedente mi viene da ridere.

E no, non sto pensando che è tutto oro quello che luccica, ho le mie difficoltà e anche qui cercano di fotterti le vendite (capitato poco, nessuno era kiwi) e si arrabbiano quando non capisci il loro spelling e al telefono la metà delle volte devo chiedere almeno tre volte di ripetere quello che dicono.
Non ho ancora ricevuto la mia formazione e mi dimentico spesso di chiedere il documento di identità (sì, qui è obbligatorio chiederlo se pensi che abbiano meno di 25 anni e assolutamente non puoi vendergli niente con anche solo l'1% di alcool in quel caso, fastidioso).
Per non parlare delle marche ed etichette, ognuno col suo accento del tutto casuale e differente dal proper english. Magari è qualcosa che conosco e non riesco a capire di cosa stiano parlando ugualmente.
In ogni caso, i contro mi sembrano ancora bruscolini rispetto a tutti i pro.

Vedremo come si evolverà, non mi dispiacerebbe rimanere qui.

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